Il Conte Dracula era davvero un vampiro vegetariano?

Se per anni questa domanda non poteva avere una risposta certa, in questo nuovo articolo vi presenteremo gli studi più recenti, che ci aiuteranno a conoscere nuovi tratti e svelare lati innovativi di uno dei personaggi più famosi della nostra letteratura.

L’analisi di tre lettere scritta da Vlad III – una del 1457 e due del 1475 – ha permesso infatti di delineare un incredibile identikit sulle sue condizioni fisiche e mentali, rivelando come la sua dieta fosse in larga parte vegetariana e che potesse soffrisse di emolacria, una condizione clinica rara che porta alla produzione di sangue nelle lacrime.
Un risultato reso possibile grazie ad una spedizione scientifica condotta da due ricercatori israeliani, che sono riusciti nell’impresa di estrarre molecole dalle impronte digitali, dalla saliva e dal sudore residui tra le lettere tracciate dal conte di Valacchia.

Svetlana e Gleb Zilberstein – questi i nomi dei due ricercatori – hanno infatti messo in pratica un metodo innovativo per ricavare materiale genetico dagli oggetti toccati da persone scomparse in epoche passate. In questo sono stati coadiuvati dall’italiano Pier Giorgio Righetti del politecnico di Milano, con cui, raccontano al Guardian, hanno portato avanti altri esperimenti, scoprendo ad esempio la dipendenza da morfina dello scrittore sovietico Mikahil Bulgakov, o l’ictus che ha portato alla morte del drammaturgo Cechov.

LA RICERCA ALLA BASE DELLE SCOPERTE

I “detective delle proteine”, così sono stati soprannominati dalla comunica accademica, hanno studiato in particolare una delle tre pergamene, datata 4 agosto 1475 e scritta dal nobile agli abitanti di Sibiu per informarli che si sarebbe di lì a poco insediato in città.

Tramite la tecnica della paleoproteomica, che si fonda sull’analisi del complesso di proteine recuperate da resti di materiali paleontologici – come oggetti personali, lettere e documenti – sono riusciti a individuare e isolare migliaia di peptidi umani e ambientali, ottenendo non solo informazioni preziose sulla dieta e sulla salute del conte Vlad, ma anche sulle condizioni ambientali della Valacchia (nell’attuale Romania) durante la seconda metà del XV secolo.

Queste molecole” riporta Zilbertein al Guardian sono più stabili del DNA e forniscono maggiori informazioni sulle condizioni ambientali, sulla salute, sullo stile di vita e sull’alimentazione del personaggio storico a cui appartenevano le molecole”.

Grazie a queste ricerche, oggi possiamo supporre che l’alimentazione di Vlad III fosse condizionata dal clima particolarmente rigido dell’Europa del XV secolo e dalla scarsità di cibi proteici all’epoca in cui è vissuto.

UN VAMPIRO VEGETARIANO?

Riprendendo le parole di Zilberstein “Il prototipo del vampiro potrebbe essere stato vegetariano o vegano”. Non per scelta etica, ma soprattutto per mancanza di alternative e condizioni di ambientali, dal momento che “secondo i bioarcheologi, gli aristocratici di tutta Europa avevano una dieta molto povera e la carne non veniva mangiata spesso”.

Da questi assunti nasce l’interessante ipotesi che Vlad III fosse in realtà vegetariano, in quanto l’assenza di residui animali nei documenti suggerisce una dieta prevalentemente basata su frutta e verdura, ma anche funghi e insetti.
In aggiunta a ciò, i peptidi umani ritrovati indicano come il nobile potesse avere sofferto di emolacria e altri problemi di salute legati a processi infiammatori delle vie respiratorie e della pelle. Tale condizione si lega nuovamente al contesto storico-geografico: i flussi di mercanti, schiavi e soldati che caratterizzavano la Valacchia del XV secolo potrebbero aver favorito non solo la circolazione di beni commerciali e tradizioni culturali, ma anche di malattie ed epidemie.

I LIMITI DELLA SCIENZA

L’interesse e le prospettive immense che apre questa metodologia non deve però offuscarne i limiti.

Questi risultano legati in particolare a:

  • Conservazione dei Materiali
  • Complessità dello studio sul legame tra proteine e minerali
  • Fragilità dei materiali
  • Danni incidentali dovuti alle tecniche di campionamento
  • Incompiutezza dei database di riferimento

Nonostante si tratti di un ambito di ricerca in rapida espansione, grazie anche soprattutto ai progressi in ambito biotecnologico e dell’IA, attualmente la proteomica porta con sé una serie di criticità che potrebbero incrementare la probabilità di falsi positivi e falsi negativi.

Rimane dunque necessaria ulteriore ricerca e validazione per confermare in maniera definitiva queste ipotesi, svelando più dettagli e facendo luce sulla vita di uno dei personaggi più enigmatici della storia. 

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