UNO SGUARDO SUL PASSATO

Tutto ciò che oggi sappiamo circa gli usi, le tipologie e in generale l’assetto dell’apparato medico egizio deriva in larga parte dalle informazioni raccolte in tre documenti, scritti su fogli di papiro e risalenti ad un periodo compreso tra il XIX e il XV secolo a.C.
Il primo, oltre che il più antico tra quelli ritrovati, è il papiro di Kahun, datato agli inizi del XVIII secolo a.C e giunto a noi grazie ad un egittologo britannico, che lo riesumò nel 1889 dalle piane del Fayyum, a sud-ovest del Cairo.
In esso ritroviamo una raccolta di informazioni inerenti alla salute femminile, alle malattie ginecologiche, alla fertilità e alle pratiche anticoncezionali, ma nessun cenno a pratiche o strumenti chirurgici.

Le maggiori in nostro possesso su questi temi provengono infatti da un altro documento, acquistato da uno studioso americano nel 1862 e risalente al XVI secolo a.C: il papiro di Edwin Smith.
Ultimo frammento di un’opera assai più vasta sulla chirurgia dei traumi, il papiro di Edwin Smith (dal nome dell’acquirente) è redatto in ieratico (una forma corsiva del geroglifico) ed è considerato il più antico e dettagliato trattato sulla cura mediante interventi manuali, interni ed esterni al corpo.
In sole 22 pagine, vengono citati ben 48 casi di patologia chirurgica, descritti in maniera capillare con titolo, esame, diagnosi, prognosi e trattamento. Le prescrizioni da attuare erano spesso accompagnate da commenti e rendono ben chiare le conoscenze degli egizi in materia di cuore, fegato, milza, reni e apparato urinario.
Gli studi riguardavano principalmente la cura delle fratture, trattate mediante riduzione o immobilizzazione (come testimoniato dallo studio di alcune mummie), l’estrazione di calcoli, le operazioni all’occhio, l’asportazione di tumori (del collo, del seno e di altre parti superficiali) e persino la circoncisione.

Assai progredita era inoltre la procedura di sutura delle ferite: dalle carte e da altre fonti emerge l’impiego di strumenti chirurgici avanzati, del tutto simili a quelli in uso al giorno d’oggi per operare i malati.

EBERS E LA FIGURA DEL MEDICO

La lunga rassegna contenuta nel papiro di Edwin Smith trova tuttavia la sua completezza se affiancato al terzo dei documenti sopracitati, il papiro di Ebers. Anch’esso prende il nome del suo acquirente, che nel 1872 lo comprò proprio da Smith.
Datato agli albori del XIV secolo a.C, con le sue 110 pagine rappresenta il più esteso testo sanitario allora conosciuto. Dai suoi fogli emerge un affresco piuttosto chiaro della gerarchia medica del periodo, in cui l’esercizio della pratica era affidato a tre categorie ben distinte: medici, chirurghi e guaritori. Riprendendo la distinzione che ne fece Erodoto, i primi erano dediti alla cura del malato attraverso erbe o rimedi naturali, i secondi si occupavano di guarire ferite o fratture, mentre gli ultimi, più simili a stregoni, erano chiamati a riconoscere l’azione degli spiriti maligni e ad agire nei loro confronti tramite incantesimi, esorcismi e amuleti.
Concentrandoci sui medici, il papiro riporta come il grado maggiore fosse affidato al medico personale del faraone; seguiva il supervisore e l’ispettore medico, per chiudere con i medici di base. A partire dalla prima dinastia fino e oltre la XVIII, ad ognuno di essi era attribuita un’assicurazione, una pensione e una licenza per malattia, oltre ad un orario di lavoro consono alla professione.
La formazione della classe medica avveniva principalmente nelle “case della vita”, posizionate in vicinanza di templi e più simili a biblioteche che a scuole in senso stretto. Ogni novizio veniva qui affiancato da medici con più esperienza, chiamati a istruirli sull’uso delle erbe e sulle procedure di assistenza.

Le informazioni contenute nei papiri appena citati sono state nel tempo aggiornate da altri ritrovamenti. Da citare il papiro di Hearst (nonostante non sia accertata la sua autenticità), quelli di Londra e Berlino, o le iscrizioni presenti su numerosi templi sparsi lungo il corso del Nilo.

Questi documenti, pervenutici a volte frammentati o segnati dal tempo, costituiscono prove di inestimabile valore, in grado di mostrarci vividamente il progresso medico di un popolo che ha saputo innovarsi ed elevarsi a baluardo di cultura e abilità tecnica, e che ancora oggi non smette di stupire.

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